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TUTTI A TEATRO!

LETTERA AI PARTECIPANTI

Cari amici (perché chiunque scriva in romanesco ha la nostra amicizia) che avete o non avete vinto: vogliamo esprimervi la nostra soddisfazione per aver ricevuto i vostri versi e vi ringraziamo per aver partecipato al nostro Concorso.
Il compito ingrato di ogni giuria è quello di stilare una classifica.
Quello che vogliamo sottolineare è che una classifica non è un giudizio assoluto.
Si tratta di stabilire una graduatoria: valutare una poesia con un voto migliore di un’altra non è giudicare un autore “bravo” o “scarso”. Si deve prendere atto che un componimento sia “migliore di un altro”.
I criteri di valutazione della nostra giuria sono (da sempre) univoci e coerenti: non c’è difformità di giudizio perché per valutare le poesie ci avvaliamo di uno strumento usato e collaudato negli anni, che ci permette l’assoluta obiettività nei parametri. Usiamo una scheda elettronica che non consente errori.
Abbiamo diviso in quattro settori le caratteristiche che formano la poesia e ogni settore è suddiviso in tre argomenti di valutazione: ogni poesia è quindi valutata nei 12 componenti particolari. Ci pensa poi il foglio elettronico a fare le somme.
Nel valutare i componimenti, abbiamo notato molte volte una certa “approssimazione” nello scrivere il dialetto.
L’assioma di ogni arte (e in particolare della poesia) è che per essere tale, l’opera d’arte deve avere due componenti imprescindibili: il sentimento e la tecnica. Quando queste due colonne portanti non sono allo stesso livello, l’opera d’arte non può dirsi tale.
L’approssimazione di cui parliamo ha evidenziato una “tecnica” che molte volte ha penalizzato versi con un ottimo livello di sentimento.
Scrivere in una lingua diversa da quella abituale, presume uno studio approfondito del linguaggio da usare: non ci si può affidare alla replica pura e semplice del parlato. Se volessimo scrivere in inglese o in un’altra lingua, dovremmo tenere conto che certi “suoni” non sono facilmente riproducibili senza adottare le regole ortografiche e grammaticali inglesi o tedesche, o spagnole ecc.
Anche il romanesco ha le sue regole. Scrivere riproducendo semplicemente i suoni non è corretto.
Per questo, non dimentichiamo mai di leggere come i poeti (bravi) del passato hanno trasformato i suoni in lettere e parole. Non solo: da anni (tanti, tantissimi anni) esistono a Roma le possibilità di documentarsi per perfezionarsi. Centri culturali, libri, corsi di istruzione, siti, associazioni che mettono a disposizione la loro esperienza per aiutare a migliorare la “tecnica” di scrittura dialettale.
A Roma si dice che “nessuno nasce imparato”.
Fare una cosa, (qualsiasi cosa!) che nessuno ci abbia insegnato, ci porta inevitabilmente a fare errori. La persona che se ne rende conto e che usa bene la propria intelligenza, ne prende atto e provvede.
Tornando al Concorso, chi non ha vinto, se vuole può approfondire i motivi del mancato successo: siamo disponibili con tutti.
Data e luogo della premiazione non sono stati (per forza di covid) ancora stabiliti, ma da adesso tutti i partecipanti sono invitati a presenziare: anche i “non vincitori”. Potrebbe essere il “primo passo” verso la ricerca del miglioramento.
Ci farebbe particolarmente piacere poter constatare che la sensibilità insita del poeta, colga la possibilità di eccellere attraverso lo studio e il lavoro.
Tra qualche giorno pubblicheremo i nomi (solo i nomi) dei primi 10.
Vi aspettiamo.

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